Simone Zanette, vincitore dell’ultimo concorso (orali 2023)

Finalmente e per una volta ho avuto io il ruolo del Mulino a vento e Don Chisciotte è diventato il concorso notarile… concorso che ho sconfitto nel suo reiterato tentativo di ferirmi per la terza volta. Ma ora lo posso dire: inutilmente! E così per un solo istante i ruoli si sono invertiti. “Ci mancherebbe altro!”, direbbe l’inesperto. “E invece no!”, risponderei io. La ruota della fortuna, ancorché giri a proprio favore, deve trovare delle buone fondamenta alla base, fondamenta che si consolidano anno dopo anno, pagina dopo pagina (e anche lacrima dopo lacrima).

Lo studio e l’allenamento al concorso sono pratiche (ahimè) quotidiane che vanno coltivate con costanza. Io ho trovato fondamentali gli insegnamenti della scuola di Fabrizio, per cui ho cercato di farne tesoro nel modo migliore che potessi. Scontato è dire che il metodo di questa Scuola si sia dimostrato vitale al concorso (in quei dannatissimi tre giorni in cui ogni certezza crolla, ogni nozione è sistematicamente disimparata per un tragico scherzo di un destino idiota). La legge di Murphy ha residenza fissa al concorso notarile, per cui se una cosa può andare per il verso sbagliato, così andrà: la soluzione della traccia, spesso e volentieri incomprensibile, è di primo acchito sempre quella sbagliata. 

L’allenamento al concorso deve essere finalizzato a comprendere la perversa logica delle sue regole… a entrare nel mondo evanescente della sensibilità alla traccia proposta. 

L’approccio al ragionamento sui princìpi, che la scuola di Fabrizio impartisce, e le schede delle relative lezioni sono un’ottima àncora di salvezza in un percorso che ha tutte le sfumature del Processo o del Castello di kafkiana memoria. Anche una volta finita questa agonia, le schede delle lezioni costituiscono una continua fonte di studio e di relativo approfondimento. Invece, prima di superare questa parete di roccia, le nozioni fornite dalla Scuola sono una base solida su cui partire (o su cui tornare) nella soluzione da adottare di fronte a questioni (lasciate volutamente) ambigue al concorso.

Questa Scuola non aiuta solo – da alpinista quale sono – a raggiungere la vetta, ma anche a soffocare la Bestia nera che è in ciascuno, cioè quell’atteggiamento innatamente anticoncorsuale nell’approccio alla traccia che spesso e volentieri costituisce fonte del primo sbaglio.

Non posso che ringraziare Fabrizio per l’amicizia ricambiata e per il sincero affetto che nutro per lui. Non è scontato trovare un Maestro che sappia strigliarti quando serve, ma che nel momento del bisogno sia costantemente presente.

Pertanto, non posso che consigliare di tutto cuore a chi intenda cimentarsi in questa scalata – non potrei chiamarla diversamente, stante la mia personale esperienza in cui ho sperimentato l’ebrezza del “non c’è due senza tre” – di affidarsi ciecamente a questa Scuola.

Arriverà il momento in cui passa il Tram che si chiama Desiderio: la costanza consente di salirci al volo, in movimento, senza lasciarsi sfuggire quella corsa di sola andata.”

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